Chi sono?
“Chi sono?”
Se lo chiedeva continuamente. Certe sere però se lo chiedeva in modo diverso. Passava ore davanti allo specchio a guardarsi e a pensare: “Come mi sentirei se…o se invece…”
Il giorno dopo si svegliava sempre con un brutto mal di testa e le occhiaie, andando di nuovo nel panico.
Si preoccupava di quello che avrebbero pensato i suoi compagni, ma si odiava per questo perché voleva assaporare la libertà di ignorare il pensiero altrui e di accettarsi per ciò che era. Ma chi era?
In famiglia tutti si aspettavano che prima o poi avrebbe portato qualcuno di interessante a casa, o che almeno iniziasse a cimentarsi con le prime cotte, con le classiche tragedie amorose tipiche della sua età.
Niente. L’indecisione pervadeva la sua mente e bloccava ogni sua iniziativa nei confronti dello stesso sesso o di quello opposto.
A casa era un continuo di: “I maschi non piangono!”
“Le femmine non sbottano così”
“Dovresti avere più controllo dei tuoi movimenti, stai diventando una donna”
“Sei l’unico ragazzo che conosco a cui piaccia spettegolare così tanto”.
I suoi fratelli e sorelle non sembravano avere gli stessi pensieri, li guardava e vedeva dei bambini e adolescenti felici di stare al mondo.
Che disastro. I suoi genitori non tolleravano la diversità, come poteva dir loro che voleva essere una persona nuova?
Non c’era spazio nella sua famiglia per l’inaspettato, l’originale, il cambiamento. Sua madre era una donna curata nell’aspetto, passava le giornate tra il lavoro in banca e la palestra, rientrava tardi e si lamentava. Suo padre aveva come scopo nella vita quello di portare avanti l’azienda agricola di famiglia che i suoi figli maschi avrebbero un giorno ereditato. Mentre le femmine dovevano essere di bell’aspetto e mantenere il peso forma.
“Questo gioco non va bene per una bambina”.
“La danza è per le femmine”.
Eppure nelle sue viscere qualcosa si muoveva se intuiva la speranza di un cambiamento.
Pensava a quello zio, il fratello della madre che era andato a vivere in Spagna. Cinque anni fa, alla cena di Capodanno, aveva annunciato che a Madrid c’era una grande azienda che era disposta ad assumerlo, così aveva deciso di trasferirsi. Inutili le insistenze della sorella per convincerlo a restare. Fu un Capodanno orribile, le urla si sentirono fino in paese. Era sempre stato diverso, suo zio. Partì il giorno dopo per non tornare più a far visita alla famiglia.
Due anni dopo lo avevano trovato su Facebook: quella foto sconvolse tutti. Suo zio sorrideva abbracciato ad un uomo, dietro di loro un albero di Natale. Quel sorriso nella sua famiglia non l’aveva mai nessuno.
Sarà questo l’unico modo per essere sé stessi? Tagliare il filo che lega alla propria famiglia per poter essere felici. Non era male come idea, estrema, ma risolutiva.
I soldi li aveva, l’America l’aveva sempre sognata. Non aveva paura di andare nel mondo.
Il controllo andò perduto completamente.
Le urla si sentirono fino in paese.
