Dietro lo schermo: il cyber bullismo
Alzino la mano tutti i genitori che, almeno una volta, si sono preoccupati di quello che i propri figli adolescenti fanno, vedono e sentono quando sono online.
Sto immaginando molte mani alzate.
Già diversi anni fa l’utilizzo di internet e dei dispositivi digitali ha inondato le nostre case e le nostre menti, ma negli ultimi anni, complice la situazione di emergenza mondiale, che ha portato ognuno di noi a stare a contatto più con le realtà virtuali che con persone fisiche, gli adolescenti si sono completamente immersi nel mondo del web. A loro discolpa c’è da riflettere su come la tecnologia sia rimasta l’unico mezzo di cui dispongono attualmente per socializzare.
La voglia di conoscere i pari e di farsi conoscere a volte però prende una piega inaspettata, rendendo ciò che accade online una serie di eventi fuori dal proprio controllo.
Quante volte abbiamo sentito, negli ultimi anni, di gesti estremi da parte di adolescenti che, attraverso i social network, sono stati insultati e non hanno retto alla pressione sociale? Tutti fatti di cronaca che ci hanno fatto venire i brividi. E quante altre volte ci siamo detti che ai nostri figli ciò non potrebbe mai accadere, perché sono forti, noi siamo loro vicini e conosciamo ogni avvenimento della loro vita?
E certamente loro sono forti, ci sentono vicini e ci raccontano ciò che vivono.
Facciamo attenzione a non tralasciare un dettaglio però: l’oceano in tempesta dell’adolescenza. Una vastità che noi stessi abbiamo vissuto ma che ora stanno vivendo le persone a noi più care, e nella quale a noi è permesso solo navigare in superficie, mentre l’accesso agli abissi ci è negato con uno di quei cartelli con su scritto “vietato entrare”.
Non possiamo, quindi, avere la certezza di ciò che accade ai nostri figli quotidianamente online. Mettiamoci nei loro panni e immaginiamo la vergogna di essere presi in giro, di non sentirsi in grado di costruire legami con i propri compagni, oppure il timore che chiedendo aiuto le cose peggiorino, o, ancora, la convinzione di essere ormai grandi e di dovercela fare da soli. Perché l’adolescenza, ai nostri figli, fa questo strano effetto: si sentono ridicoli a chiedere aiuto a mamma e papà, figure di cui hanno bisogno solo i bambini. Per non parlare di tutti quei ragazzi convinti che i genitori non li capiscono, quanti saranno? Ecco, mettiamo insieme tutte queste motivazioni, ci bastano per far vacillare la nostra convinzione sul fatto che i nostri figli ci confidano ogni cosa? E se non dovesse bastare, ne butto lì un’altra: se mamma e papà sanno che navigare online mi fa soffrire, potrebbero decidere di sequestrarmi il cellulare, il computer, o il tablet; potrebbero iniziare a voler controllare tutto quello che accade quando sono collegato. E diciamoci la verità, avrebbero anche ragione a prevedere questo comportamento e ad esserne terrorizzati, perché anche se i nostri figli sono sicuri che non riusciamo a comprenderli, sanno con certezza che cercheremo con ogni mezzo che abbiamo di proteggerli dai mali del mondo.
Perciò mi chiedo: siamo sicuri che nella stanza accanto alla nostra non ci sia una vittima del bullismo virtuale? O un cyber bullo? I nostri figli ricoprono il ruolo di osservatori silenziosi, comunque complici, o si schierano a favore di una delle due parti?
Abbiamo notato un cambiamento nelle loro abitudini, soprattutto quando utilizzano i dispositivi elettronici? Magari prima sedevano comodamente sul divano di casa e chattavano con gli amici, mentre ora tendono a rintanarsi nella loro stanza. Forse hanno smesso di uscire, oppure hanno saltato tanti giorni di scuola per un malessere più o meno motivato. Può darsi che abbiamo aumentato il tempo trascorso online o che reagiscano in modo esagerato (più esagerato del solito), se non riescono ad avere accesso al mondo virtuale.
Prima di rispondere a queste domande, proviamo però a comprendere meglio cosa si intende per cyber bullismo.
In breve, questo fenomeno si sta facendo sempre più strada grazie allo smodato uso, spesso inconsapevole, delle nuove tecnologie da parte di adolescenti e preadolescenti.
L’ISTAT, che ultimamente ha condotto una ricerca proprio su questo fenomeno, ci informa che quando si ricevono comunicazioni offensive, insulti, foto umilianti, tramite messaggi o attraverso i social network, per un determinato periodo di tempo, si è vittime di cyber bullismo. Nel 2017 è stata pubblicata una legge (L.71/17) a prevenzione e contrasto di questo fenomeno, che dichiara: “per cyber bullismo si intende qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d'identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti online aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo".
Non stiamo parlando quindi solo di innocenti giochi tra adolescenti, tra i quali può essere tipico un comportamento di confronto o di pettegolezzo. Le conseguenze del bullismo virtuale possono essere molto gravi.
Secondo le più recenti ricerche le vittime di cyber bullismo spesso presentano disturbi depressivi ed elevati stati di ansia, fino ad arrivare a gesti autolesivi, a pensieri ed azioni suicidarie.
Il bullismo virtuale, quando colpisce un adolescente, va a ledere l’immagine di sé, che a questa età è largamente rappresentata da ciò che pensano i suoi coetanei. Non solo, questo tipo di molestia non lascia libera la vittima neppure per un momento della giornata, perché l’accesso al web non ha limiti di orario; né di luogo, per cui nessuno spazio fisico rappresenta più un luogo sicuro per la vittima, la quale può essere raggiunta dagli abusi fin dentro la sua cameretta. La vittima è quindi esposta agli insulti su larga scala: tutto ciò che viene postato online viaggia alla velocità della luce e moltissime persone possono assistere alla dinamica tra vittima e carnefice, alcuni come spettatori, altri con ruoli più attivi. Ci si sente come esposti in una vetrina.
Non sorprendono quindi, i gesti estremi compiuti da chi subisce bullismo virtuale: ci si trova in un circolo vizioso dove ogni volta che si accede al proprio social network, si viene a conoscenza degli insulti e le molestie nei propri riguardi, ma, se si sceglie di non accedere al proprio profilo, si ha l’amara consapevolezza di non sapere come e quanto si viene scherniti e discriminati. La vittima si sente quindi costretta a visionare ogni singolo commento o post che la riguarda, soffre terribilmente per ciò che legge, ma non può farne a meno.
Cosa possiamo fare perciò, noi adulti per contrastare questo fenomeno?
Anche se non è semplice entrare nella vita privata, veramente privata, dei nostri figli adolescenti, possiamo fare tanto per fermare il cyber bullismo.
I nostri figli ci osservano e ci imitano, anche se con il loro atteggiamento polemico a volte fanno pensare che non ci sopportano e non vorrebbero mai essere come noi. Ciò che diciamo e i nostri atteggiamenti rappresentano per loro un porto sicuro, ciò che è familiare, e quindi cosa possono riproporre all’esterno delle mura di casa.
Allora riflettiamo: quante volte ci è capitato di criticare il modo di vestire di un’altra persona davanti a loro? Quante volte abbiamo commentato in modo spiacevole il fisico dei colleghi d’ufficio, o, ancora, abbiamo guardato con ammirazione i corpi perfettamente scolpiti che ci propongono i mas media?
Può capitare a tutti, dopo una giornata intensa, di abbandonarsi a frivolezze simili. Il fatto è che i nostri figli, fin dalla più tenera età, hanno interiorizzato tutte queste affermazioni e hanno imparato che “diverso è uguale a negativo”.
Come ci poniamo nei confronti degli altri? Tolleriamo la diversità, cerchiamo di comprendere ciò che non ci è familiare come qualcosa che non conosciamo ma che possiamo tollerare?
Se quando litighiamo con qualcuno il nostro atteggiamento è: “devo avere per forza ciò che voglio, ho ragione io, devo vincere”, i nostri figli impareranno che è questo il modo corretto di stare al mondo. Ed ecco che quando conosceranno qualcuno che non rientra nei propri canoni di bellezza o ha un’opinione diversa, lo distruggeranno, e potrebbero potenzialmente diventare dei cyber bulli. Ancora, siamo pronti ad intervenire se vediamo qualcuno in difficoltà? Oppure il nostro atteggiamento è: “meglio che mi faccio gli affari miei”? Se tifiamo per la seconda ipotesi i nostri figli potrebbero imparare che quando un loro compagno sta vivendo dei soprusi sarà meglio osservare da lontano, ed ecco che in casa, senza saperlo, avremo i cosiddetti bystanders, ovvero degli osservatori silenziosi del cyber bullismo, anch’essi complici.
Infine, potremmo chiederci: “come vivo i fallimenti? Sono capace di chiedere aiuto?” Proviamo a pensare se i nostri figli ci hanno visto qualche volta in difficoltà e nella situazione di doverci appoggiare a qualcuno (anche se non siamo più bambini) oppure se ai loro occhi vogliamo apparire come rocce indistruttibili che devono sempre farcela da soli. Un ragazzo che ha imparato dai propri genitori che siamo tutti esseri umani fallibili, che ci sono situazioni in cui chiedere aiuto è l’unica soluzione per non andare a fondo, potrà anche diventare una cyber vittima, ma saprà rompere il silenzio che tanto piace ai bulli e ai loro complici. Saprà alzare la mano e dire: “ehi, ho bisogno che un adulto intervenga”, perché nella sua vita avrà sperimentato che gli adulti sanno lasciarlo libero di vivere e di sbagliare, ma sono anche in grado di accoglierlo quando ha bisogno di sostegno e protezione.
