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Cosa rischiano i bambini con i genitori separati?

Una ricerca del 2019 ha dimostrato che i bambini i cui genitori si sono separati con una modalità altamente conflittuale, quando i loro figli erano in età prescolare, hanno più possibilità di presentare difficoltà nelle relazioni sociali nel contesto scolastico.

Ma che significa?

Proviamo a metterci nei panni di un bambino di due anni, le cui uniche esperienze di socializzazione sono state quelle al parco giochi o al nido.

Marco ha quindi due anni, i suoi genitori si stanno separando, lui passa un po’ di tempo con il papà e un po’ con la mamma. Spesso il papà lo va a prendere dalla mamma e si ferma lì per la colazione o il caffè, così possono organizzarsi per la settimana. Logicamente quando passa le giornate con la mamma e il papà insieme è più contento, perché ha la possibilità di sviluppare un legame con loro, di osservare come interagiscono tra loro e di imparare come si sta al mondo insieme agli altri. Perciò osserva con gli occhi sgranati come la mamma e il papà fanno colazione insieme, organizzando la giornata. Ascolta con le orecchie ben aperte come i suoi genitori stanno attenti alle reciproche esigenze nelle attività quotidiane. Percepisce armonia tra loro. Poi arriva il momento di decidere se andare o meno a trovare la nonna materna. La mamma e il papà alzano un po’ la voce, la loro espressione del viso cambia, non sono d’accordo sul da farsi, la mamma va in un’altra stanza, il papà la segue. Marco si sente strano, guarda il suo peluche, così caldo e morbido, come non lo sono in questo momento i suoi genitori. Ma eccoli che tornano, di nuovo morbidi e sorridenti! Dalla nonna ci si passerà domani, oggi è meglio andare al parco perché fuori c’è il sole.

Marco ha assistito ad un conflitto tra i suoi genitori. Non gli è piaciuto, ha percepito che il clima è cambiato, c’è stato un momento di tensione e poi nulla, tutto è tornato come era prima. Assistere ad un conflitto lieve è per lui occasione di apprendimento, se questo avviene sporadicamente, perché impara che le relazioni sono fatte di armonia e di conflitti, che non si deve aver paura di esprimere la propria opinione, anche quando l’altro non è d’accordo. Esiste infatti la possibilità, nei conflitti, di giungere ad un compromesso, di conoscere meglio l’altro e sé stessi. Questo Marco può riproporlo quando andrà a scuola e litigherà con un compagno di classe.

Mettiamoci adesso nei panni di Davide, anche lui ha due anni e i suoi genitori si sono separati sei mesi fa. Davide vive con la mamma e vede suo papà due volte la settimana e a weekend alterni. È giovedì mattina, suonano alla porta e la mamma va ad aprire. È il papà! Davide vorrebbe essere preso in braccio ma i due cominciano ad urlare, la mamma piange, poi urla, poi piange. Davide si sente strano, inizia a piangere pure lui, magari qualcuno lo prende in braccio. Non capisce cosa si stanno dicendo, ma percepisce come una minaccia che incombe su di lui, sulla mamma e sul papà, sente che sono tutti in pericolo ma lui non ha le risorse per salvarli. Osserva e ascolta attentamente i due che si tirano cose, vede il cane che va a nascondersi e quasi quasi vorrebbe seguirlo. In effetti ora sta piangendo perché vuole andare con il suo cagnolino ma qualcosa lo blocca, è il papà che finalmente lo ha preso in braccio! Ma ci voleva tanto?! Davide si sente più tranquillo ora. Non ci sono più urla e rumori forti, la faccia della mamma arrabbiata non c’è più. Lui e il papà sono già in macchina.

Anche Davide, come Marco, ha assistito ad un conflitto tra i suoi genitori, e anche lui ha imparato qualcosa. Quando non si è d’accordo con un’altra persona, per superare la faccenda occorre urlare più forte, tirare più cose, ed infine, andarsene di corsa. Per Davide potrebbe essere un’ottima strategia da usare a scuola quando discuterà con i suoi compagni, finché di compagni con cui litigare non ne avrà più.


Questi due semplici e fantasiosi esempi, ci servono per riflettere su quanto i nostri figli ci prendono come modello per capire come possono vivere in questo mondo popolato da tante altre persone. Noi siamo per loro dei super eroi, tutto ciò che facciamo, fino alla loro preadolescenza almeno, è giusto e degno di essere imitato. Anche perché in un’età come quella prescolare, le modalità con le quali ci rapportiamo al nostro partner o ex partner, sono le uniche alle quali i nostri figli sono esposti.

Come possono agire diversamente da noi? Non ne hanno né la possibilità né la motivazione.

Ecco allora cosa significa la prima frase di questo articolo: non è la separazione in sé ad incrementare il disagio sociale e psicologico nei nostri figli, ma il nocciolo sta nella modalità con la quale questo evento così delicato viene gestito.

Esporre i nostri figli ad una separazione altamente conflittuale, significa dire loro che è in questo modo che le relazioni finiscono: se si va d’accordo tutto ok, ma se non è così l’altro va distrutto, oppure distruggerà me. Ecco che poi a scuola possiamo trovare bambini che non riescono a giocare serenamente con gli altri, perché voglio decidere tutto loro, o bambini che non sanno esprimere le proprie esigenze, perché hanno paura del conflitto.




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